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VINCENZO CECCARELLI

VINCENZO CECCARELLI

Ceccarelli: “Caro Pd, torniamo tra la gente. Le cambiali in bianco sono finite”

Da La Nazione

di LUIGI CAROPPO

 

Firenze, 11 novembre 2020 – «Caro Pd, torniamo tra la gente, le cambiali in bianco sono finite». Suona la sveglia dei primi 100 giorni Vincenzo Ceccarelli, ex assessore della giunta Rossi, candidato rieletto con oltre 14mila preferenze nel collegio aretino, capogruppo dem in consiglio toscano. E apre le porte al Movimento 5Stelle: «Collaboriamo».

Il Pd primo partito in Toscana e straforte  in consiglio regionale. Avete una grande responsabilità di fronte agli elettori in questo periodo così difficile.

«Condivido. I cittadini hanno premiato il Pd con un eccellente risultato elettorale. Questo non ci deve far dimenticare che il risultato non è solo un voto al Pd, ma è in parte conseguenza della risposta dei toscani all’appello fatto di fronte al rischio di veder venire meno un modello di governo che negli anni ha saputo rappresentare i valori della nostra comunità. Di questo siamo consapevoli e siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità, nel rapporto con i nostri alleati di Governo e confrontandoci lealmente con le opposizioni. Proprio in queste ore abbiamo consegnato al Presidente del Consiglio la nostra lista dei consiglieri per la composizione delle commissioni consiliari, che nei giorni scorsi erano state ripensate, con la creazione di una quinta commissione e l’attivazione in sede permanente di una commissione per le politiche europee. Il tutto a costi invariati».

Il centrodestra chiede dialogo e condivisione. 

«Io auspico convintamente che, soprattutto in un momento straordinariamente delicato come quello che stiamo vivendo le opposizioni svolgano il ruolo che gli è affidato dalla legge con spirito costruttivo. Giani si è impegnato a garantire un costante confronto».

E i 5Stelle?  Farete strada insieme? Alle porte c’è Grosseto… 

«Con il Gruppo dei Cinque Stelle esistono diversi punti programmatici comuni e anche per questo è stato possibile creare le condizioni per un avvio di mandato che apra alla possibilità di condividere alcune delle scelte più importanti. Sarà un percorso da portare avanti anche in parallelo al dialogo a livello nazionale. L’esperienza di governo  dimostra che possiamo trovare le ragioni per stare insieme».

Passata la grande paura della sconfitta in Toscana, il Pd deve guardarsi allo specchio. 

«Credo che questa potrebbe essere l’ultima volta nella quale riusciamo a far pesare i nostri valori contro il populismo in modo decisivo. Il Pd e tutti i partiti devono superare la fase storica nella quale si è pensato che le decisioni potessero essere prese nelle stanze dei partiti e calate sui cittadini. Bisogna ascoltare quello che la gente ci dice. E’ finito il tempo delle cambiali firmate in bianco».

 

Giunta, parto difficile. Col bilancino delle correnti Pd.  

«Credo che la giunta uscita dal faticoso parto alla fine sia adeguata e, cosa importante, rappresentativa».

Lei poteva essere il traghettatore dalla giunta Rossi a quella di Giani di una continuità amministrativa. Perché non ha fatto il bis? 

«Acqua passata e comunque sarebbe una domanda da rivolgere al Presidente Giani. Credo che il mio lavoro di questi anni sia noto ai toscani, così come il consenso avuto nelle elezioni. Evidentemente non è stato sufficiente. Ora ho un ruolo di grande responsabilità e sono proiettato  su questa nuova dimensione».

Dall’alto della sua esperienza d’estate dopo il primo lockdown si poteva fare qualcosa di più anche in Toscana?

«Si può sempre fare di più e meglio, ma bisogna dire che in Toscana qualcosa si è fatto . Per la mia esperienza diretta, vorrei ricordare che la nostra regione è stata una delle pochissime che ha attivato, a partire dal primo giorno scuola, importanti servizi aggiuntivi privati per il tpl. Ben 233 bus turistici, fermi a causa della crisi covid, sono stati rimessi in strada per portare i nostri ragazzi a scuola in sicurezza, il tutto con risorse regionali, ancora prima che arrivassero la risorse nazionali. Ma questo è solo un esempio. Non si può negare che, come è accaduto in tutta Europa, anche in Italia tutti a un certo punto abbiamo sperato che il peggio fosse alle nostre spalle. Purtroppo, come stiamo vedendo in questi giorni, dovremo ancora soffrire e fare grandi sacrifici per poter uscire dall’emergenza.

C’è molto da fare.

“Per questo dico che dobbiamo occuparci delle cosa da fare ora, più che star qui a ragionare su quello che si poteva fare. E ora dobbiamo fare tutto ciò che è necessario per dare sostegno al nostro sistema sanitario, che è stato protagonista di una grande risposta nella prima ondata e che ora è di nuovo in sofferenza. Bene in questo senso l’ordinanza del Ministro della sanità, fondata su criteri oggettivi e non certo politici. Meglio sarebbe stato se un percorso di questo genere fosse stato avviato anche prima”.

E c’è la crisi da pandemia che morde.

“Dobbiamo anche pensare a tutelare il lavoro che assieme alla salute è il bene primario, garantendo sostegno tempestivo e i necessari ristori alle attività più colpite, nonché protezione ai lavoratori».

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